Rubino, cosa determina il valore
Rubino, cosa determina il valore
Alla vista di un rubino, la prima cosa che un gemmologo farà è verificarne l’autenticità: è possibile infatti creare in laboratorio un rubino sintetico identico agli esemplari naturali per struttura chimica, ma privo di ogni valore dal punto di vista gemmologico.
Un esame al microscopio rivelerà a un occhio esperto l’origine della pietra.
Una volta appurata la naturalezza della gemma al perito spetterà verificare se essa sia stata sottoposta a trattamenti atti ad abbellirla: il più frequente di questi interventi è il riscaldamento.
Prassi antichissima, il trattamento termico è finalizzato a intensificare il colore della gemma e a eliminare alcune inclusioni indesiderate.
Benché esso alteri il valore del rubino in maniera contenuta e non possa essere annoverato tra i processi di adulterazione, la gemma sottoposta a riscaldamento non potrà essere certificata con la dicitura “non trattata”.
Il discorso cambia se si è ricorsi al cosiddetto “glass filling”, una sorta di iniezione di vetro ad alta percentuale di piombo in grado di riempire le fratture del rubino.
Procedura altamente invasiva, che ne minimizza i difetti inficiandone però pesantemente la durevolezza, il riempimento a piombo fa decisamente precipitare la quotazione di un rubino. E tuttavia non ne azzera il valore: il gemmologo tiene comunque conto dell’origine naturale della pietra.
Ad ogni buon conto, un certificato gemmologico corretto attesterà ogni trattamento eventualmente subito dalla gemma.
Caratteristiche salienti del rubino
Il primo parametro di valutazione del rubino è indubbiamente il colore: esso va esaminato dal triplice punto di vista di tonalità (presenza, accanto al rosso, di eventuali colori secondari: se la tonalità “sangue di piccione” è la più pregiata e desiderabile toni troppo aranciati e violacei rendono il rubino meno apprezzato), tono (posizionamento della pietra sull’asse luminosità/oscurità, parametro questo connesso all’assorbimento della luce) e saturazione (detta anche crominanza, proprietà che si riferisce all’intensità intrinseca del colore).
A quello del colore segue il criterio della purezza anche se, a differenza di quanto accade per il diamante, la presenza di inclusioni (ad esempio di rutilo, responsabile del suggestivo fenomeno dell’asterismo) può non impattare negativamente sulla valutazione complessiva, oltre che essere indicativo, insieme al colore, della zona d’origine della pietra naturale.
Il peso in carati
La grandezza del rubino è un fattore di notevole importanza a causa dell’estrema rarità di esemplari di alta caratura. Un rubino di grandi dimensioni e di buona qualità sarà perciò soggetto a una quotazione paragonabile a quella del diamante.
La fluorescenza
Se esposti alla luce ultravioletta, di solito i rubini emettono fluorescenza; in base all’intensità di questa caratteristica, il gemmologo può attribuire alla pietra una certa origine: mentre i rubini originari del Myanmar sono infatti dotati di una potente fluorescenza, quelli thailandesi ne sono pressoché privi.
L’asterismo
Il famoso effetto stella (detto anche “seta”), determinato da inclusioni aghiformi di rutilo, è esteticamente piacevole e impreziosisce il rubino, specie quando tagliato a cabochon.
Si tratta di una caratteristica quasi esclusiva delle gemme naturali (il quasi è d’obbligo visto il sempre crescente livello di complessità e precisione nelle lavorazioni dei falsari), che il più delle volte permette al perito esperto di distinguere un rubino autentico da uno creato in laboratorio.
Va detto però che tale aspetto può essere accentuato dal trattamento termico.
La chiarezza
Come già accennato, un rubino senza inclusioni è una vera rarità oltre che sospetto di inautenticità e/o processi di adulterazione.
Per quanto riguarda questa pietra, perciò, i criteri assoluti di limpidezza e purezza che pretendiamo nel diamante cambiano in modo significativo e il gemmologo, più che appurare l’assenza di inclusioni, ne valuta quantità, natura e altre caratteristiche: come del resto abbiamo già visto sono le inclusioni a causare il prezioso fenomeno dell’asterismo.
La provenienza
Il rubino birmano, proveniente cioè dal Myanmar, è quello più noto e desiderato grazie alla vividezza del colore “sangue di piccione” e alla potente fluorescenza.
Altri aspetti che possono influire sulla quotazione di un rubino sul mercato sono forma, taglio e simmetria.
Valutare e attestare il valore di un rubino
L’Istituto Gemmologico Roma è in grado di fornire le più accurate valutazioni sul mercato; tanto più che a differenza di quanto avviene per i diamanti non esiste, per la quotazione dei rubini, uno standard de facto come l’indice Rapaport. Questo aspetto, nel caso si voglia ottenere una valutazione e/o una certificazione espone i rubini all’arbitrarietà di pareri poco informati e non sempre in buona fede.
A chi rivolgersi dunque? In questi casi, da profani, non abbiamo altra scelta che affidarci alla storia e alla reputazione di un laboratorio specializzato.
Una perizia a cura dei gemmologi di IGR Diamanti Roma, istituzione diventata ormai un punto di riferimento per la quotazione e la compravendita di preziosi nella Capitale e non solo, può rivelarsi un investimento intelligente.
Conoscenza e certificazione del valore infatti fanno di un rubino qualcosa di più che un bellissimo oggetto da possedere, esibire, contemplare: gli attribuiscono un valore univoco su un mercato oggi pieno di insidie facendo di esso un vero e proprio bene rifugio.
In caso la richiesta di valutazione sia finalizzata alla vendita allo stesso IGR Diamanti Roma, inoltre, la perizia sarà del tutto gratuita.